Nuovi spazi di utilizzo per i Tecnopolimeri fresabili

07 settembre 2022
Tecnopolimeri
I tecnopolimeri sono materiali già conosciuti in passato per le loro differenti proprietà rispetto ai tradizionali polimeri (resine), ma non hanno avuto grande seguito perché richiedevano una specifica metodica di lavorazione. Questa prevedeva investimenti paralleli rispetto al flusso analogico adottato nel proprio laboratorio o studio.

Quello che li ha riportati in auge è il flusso digitale Cad-Cam (quello con la metodica ad umido ovviamente), che ha permesso non solo di poterli gestire, ma ha anche consentito all’industria di realizzarli con caratteristiche superiori al passato, grazie al fatto che non era più necessario partire da un semi-lavorato grezzo, che andava poi profondamente trasformato chimicamente o termicamente come si faceva nelle metodiche tradizionali.

Ora il materiale viene realizzato nel suo stato finale e un fresatore lo lavora per tirare fuori la forma della protesi disegnata.

Fino a poco tempo fa per tecnopolimeri si intendevano una piccola famiglia di prodotti come peek o Biohpp; mentre ora ci sono diverse varianti che in precedenza non potevano essere lavorate (come i polimeri rinforzati con ceramica).


La famiglia di Tecnopolimeri più conosciuta è quella delle fibre di vetro, nota con il nome commerciale TRILOR, che sono ormai utilizzate in molti casi al posto delle leghe.

Soprattutto nel caso della protesi implantare, a differenza del metallo sono molto più leggeri, con una elasticità decisamente più favorevole agli alveoli che, senza più i legamenti, sono senza dubbio più traumatizzati dall’intervento implantare.

In casi particolarmente delicati sono addirittura più indicati i tecnopolimeri al posto dei metalli.


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