La tua stampante 3D: sei contento o semplicemente ti accontenti?

12 gennaio 2024
Stampante 3D
Molti odontotecnici sono convinti che non si possa pretendere troppo dalla propria stampante 3D.
Questo avviene perché hanno appena iniziato la loro esperienza e, forse, non hanno ancora esaurito tutti i tentativi raccolti dai vari tutorial su YouTube o da presunti esperti di stampa 3D.
D'altronde se percorriamo l’evoluzione della stampa 3D nel settore dentale (negli ultimi 5 anni), riusciamo ad avere un quadro più completo della situazione.
Partiamo dal presupposto che quando un odontotecnico decide di acquistare una stampante 3D spesso è costretto a farlo.
Questo si verifica perché generalmente non sa a cosa potrebbe servirgli o non sente il bisogno di averla fino a quando non arriva “quella chiamata” che spesso coglie di sorpresa e che mette in discussione la routine lavorativa quotidiana. La telefonata è del dentista cliente da tempo (che magari genera il 70% del volume di lavoro) che dice di aver comprato uno scanner intraorale e che da oggi in poi manderà le scansioni digitalmente.
Di fronte a questa situazione, un odontotecnico puramente analogico sarebbe tagliato fuori e costretto a non lavorare più con il suo cliente principale (perché non avrebbe abbastanza tempo per adeguarsi).
Se invece consideriamo il caso di un laboratorio digitalizzato (che possiede uno scanner ed un CAD): basterebbe aggiungere una stampante 3D per poter avere di nuovo dei modelli fisici su cui finalizzare i manufatti.
In questi casi, solitamente l’acquisto di una stampante avviene di fretta perché, non essendo un investimento maturato e calcolato, si ha poco tempo per farsi una cultura, analizzare i pro e i contro di ogni tecnologia di stampa e trovare la soluzione giusta.
Prima di ricevere la chiamata, l’odontotecnico analogico o mediamente digitalizzato non sapeva quali potessero essere i vantaggi di una stampante 3D. Infatti, oltre a fare i modelli, diversi odontotecnici la associano alla produzione dei bite (realizzabili anche in modo tradizionale) o di dime chirurgiche che spesso sono gestite da un'applicazione delle aziende implantari.
A questo punto si va alla ricerca di una stampante poco costosa perché necessaria solo alla realizzazione di modelli, progettando di continuare a finalizzare le corone nel modo tradizionale.
 

Una giungla in cui è difficile orientarsi

Ovviamente definire il mondo della stampa 3D come una giungla, appare anche molto riduttivo. Molte aziende produttrici hanno infatti cercato di progettare soluzioni per accontentare questa impellente esigenza di restituire modelli di gesso all’odontotecnico, che però non ha chiaro che cosa sia una stampante 3D, quale sia il principio di funzionamento, quali sono le tecnologie presenti e qual è di solito la curva di apprendimento per poterla sfruttare al meglio e le modalità d’uso.
Molti odontotecnici si sono avvicinati al mondo della stampa 3D in questo modo e ora dichiarano che la fretta li ha portati a fare scelte sbagliate e ad introdurre processi di correzione inverosimili per risolvere i problemi di precisione.
Tutto ciò ha alimentato la convinzione comune che bisogna solo accontentarsi di quello che produce la stampante 3D, perché il modello di gesso “di una volta” non si riuscirà mai ad avere.
La risposta immediata delle aziende consulenti vicine ai laboratori è stata: “vuoi una stampante economica per stampare dei modelli perché il tuo dentista non usa più l’impronta analogica? Ecco qui delle bellissime stampanti economiche con cui puoi fare dei bellissimi modelli, anzi, potrai stampare tutto quello che vorrai, devi soltanto comprare la resina giusta ed impostare i parametri inerenti alla resina, i cosiddetti profili di stampa. Come se dovessi impostare un programma di cottura in forno di una nuova ceramica”.

Ecco che si ha l’impennata di vendita di stampanti LCD amatoriali che devono realizzare modelli in modo continuativo per stare dietro la produzione giornaliera di un laboratorio. Inoltre, gli odontotecnici devono sforzarsi di trovare una soluzione e modificare più volte i profili di stampa, per ottenere un modello in gesso più simile possibile a quello a cui erano abituati.
Qual è il problema di fondo della maggior parte di stampanti 3D generiche “riadattate” per il dentale?
È lo scopo della clientela a cui sono destinate:
  • l’industria di piccole e medie dimensioni che usa la stampante 3D a resine per fare semplici prototipi, prima di realizzare i suoi prodotti con processi diversi (termo-stampaggio o tornitura)
  • l’utente privato che ne fa un uso personale (ad esempio i soldatini in garage). Questi utilizzatori hanno esigenze o, meglio, pretese minori dell’odontotecnico.

Soltanto durante l’ultimo anno e mezzo l’industria del dentale presenta soluzioni abbordabili costruite su misura per l’odontotecnico e in grado di restituire un modello di gesso adeguato e non solo.


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Revello - Valori e Competenze per il dentale