Cone Beam CT: un'esperienza concreta

02 agosto 2023
Cone-Beam CT
La tecnologia ha rivoluzionato tutti gli ambiti di lavoro, semplificandone i processi e consentendo l’ottenimento di risultati migliori in tempi minori; di conseguenza anche gli studi odontoiatrici per puntare all’eccellenza nella cura dei propri pazienti non possono fare a meno di confrontarsi con le nuove attrezzature che il mercato mette a disposizione.

In questa intervista al Dott. Guido Bellabona vogliamo approfondire una tecnologia fondamentale per la diagnosi e la terapia: la TAC Cone Beam.

Racconteremo la sua esperienza iniziata con una cone beam NewTom nel 2014.

Nell’ottica di fare una scelta consapevole ci può illustrare, Dott. Bellabona, perché ha scelto di introdurre un’attrezzatura Cone-Beam CT?
Principalmente per i vantaggi che si ottengono dal suo utilizzo. Dal punto di vista clinico, una visione tridimensionale del paziente permette di ottenere benefici in tutte le specialità odontoiatriche: non solo nella chirurgia o nell’implantologia, ma anche per l’endodonzia, la pedodonzia, l’ortodonzia, la protesi e molto altro.

Quali sono le caratteristiche lei ritiene siano le più importanti nella scelta di una Cone-Beam CT?
Innanzitutto, è importante che ogni medico scelga l’apparecchiatura giusta in base alle proprie caratteristiche distintive. Comunque, le CBCT differiscono tra loro in base ai diversi fattori. Primo tra tutti il volume di acquisizione (FOV) che può variare da un sestante, ad un’arcata intera o due arcate fino a tutto il volto del paziente. Inoltre, è preferibile considerare apparecchiature che permettono di scegliere volumi di acquisizione diversi a seconda dei diversi esami da svolgere.
Altro fattore da considerare è la presenza di un programma di riduzione della dose di raggi assorbita dal paziente durante l’esame (come il protocollo SafeBeam). Inoltre, importanti caratteristiche da considerare sono i vari sistemi che permettono di ridurre al minimo gli errori di indagine, come il sistema di centratura per mezzo di una “anteprima”, chiamata Scout-View, il sistema di posizionamento del paziente che 5 a 7 punti e il livello di vibrazione durante la scansione. Sicuramente è da considerare anche la qualità delle immagini che si ottengono e come vengono visualizzate tramite un rendering 3D. Infine, il sistema di interfaccia dovrebbe essere facile da usare per tutto il team odontoiatrico, in modo da facilitare anche la curva di apprendimento legata all’introduzione della nuova macchina.

Cosa ha significato per lei introdurre nella diagnosi e nella progettazione della terapia questo strumento?
Grazie alla CBCT ho diagnosticato patologie, soprattutto lesioni radiotrasparenti, che non erano risultate visibili agli esami 2D preliminari (OPT ed Rx Endorali), permettendo una personalizzazione della terapia che può diventare realmente completa. Altrimenti si rischia che il paziente entri malato nel nostro studio e ne esca con alcune patologie che non siamo riusciti a vedere.

Come è stato influenzato il suo flusso di lavoro con l’introduzione della Cone-Beam CT?
Posso dire che da quando, nel 2014, l’ho introdotta nello studio in pochi mesi il flusso di lavoro ha mostrato un notevole incremento grazie alla diagnosi più efficace ed alla comunicazione immediata con il paziente che diventa consapevole della sua patologia. L’accettazione del piano di cura, con il relativo preventivo, è avvenuto in tempi più brevi o addirittura nello stesso giorno della visita. Lo studio dentistico moderno, attualmente non può prescindere da questa opportunità, pertanto consiglio ai colleghi di fare questo “passo” appena possibile, in base alle proprie esigenze.

Secondo lei, la Cone-Beam CT serve solo per le grandi riabilitazioni?
L’applicazione della CBCT nella pratica clinica quotidiana aiuta anche nelle diagnosi “dubbie” del singolo dente; basti pensare ad un dente incluso con rapporti di contiguità con strutture anatomiche nobili nell’adulto e nel bambino, ad un dente da ritrattare endodonticamente, ad un canino incluso da riposizionare, ad un difetto osseo parodontale da valutare e così via. Nella pianificazione dei casi complessi la CBCT diventa poi indispensabile per poter eseguire una diagnosi precisa e controllare la predicibilità dei trattamenti che stiamo eseguendo (integrazione degli innesti ossei, guarigione di lesioni cistiche, implantologia computer-guidata).

Quali sono, secondo lei, i vantaggi principali per il paziente?
Il paziente apprezza in particolare il servizio “completo” di una visita adeguata e corredata dell’esame radiologico indicato per la sua problematica, senza doversi recare in ospedale o negli studi di radiologia (perdendo tempo e denaro). Senza considerare che la Tac Medicale (MSCT) espone a dosi di raggi almeno 20 volte superiori alla CBCT.

La diagnosi è sufficientemente accurata?
Diversi studi scientifici dimostrano che se ci affidiamo agli esami bidimensionali (Opt, RX endorali) possono sfuggire dal 30% al 50 % di lesioni radiotrasparenti periapicali (in base all’esperienza dell’operatore), mentre l’accuratezza diagnostica della CBCT si avvicina al 100% sia per clinici esperti che neofiti.

Allora questo significa che gli esami 2D sono obsoleti?  
Gli esami 2D sono esami di primo livello, fondamentali per lo studio clinico preliminare del caso. Molto spesso sono sufficienti per la diagnosi e la terapia, ma tutte le volte che ci troviamo nel dubbio, sarebbe opportuno approfondire con esami 3D di secondo livello nel rispetto del principio ALARA e della normativa Euratom.

La tecnologia Cone-Beam CT è completamente digitale, quale competenza di informatica bisogna possedere per potersi avvicinare?
La gestione digitale della CBCT è alla portata di tutti i clinici oramai abituati all’informatica per via del gestionale, dello scanner, delle RX endorali digitali e così via. I software sono molto intuitivi, ma il vantaggio principale deriva dalla scelta di aziende che offrono un’adeguata formazione pre e post-vendita, oltre all’assistenza tecnica qualificata.

L’introduzione di una Cone-Beam CT che impatto ha avuto sulla dotazione informatica dello studio?
Se la dotazione informatica dello studio è abbastanza recente, non è necessario fare cambiamenti poiché la CBCT viene fornita insieme ad un computer dedicato, con una scheda grafica potente e capace di gestire correttamente le immagini 3D.

Come si può imparare ad utilizzare in modo approfondito questa tecnologia?
Personalmente, mi sono appassionato fin dal primo corso introduttivo prevendita. Ho imparato ad usare la CBCT al corso in studio il giorno del montaggio e a quello post-vendita, circa due mesi dopo. Successivamente ho approfondito l’argomento in corsi e congressi di Radiologia. Inoltre, ho mantenuto aggiornata la mia CBCT del 2014 fino ad oggi, grazie agli aggiornamenti software e al supporto dei tecnici qualificati Revello.

Dott. Guido Bellabona
Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Specialista in Chirurgia Odontostomatologica, inoltre perfezionato in Sedazione Cosciente e Gestione delle Emergenze in Odontoiatria. Autore di pubblicazioni scientifiche e relatore in congressi nazionali ed internazionali.
Docente in Master di Parodontologia presso Università di Chieti.

Esercita la libera professione a Teramo dedicandosi prevalentemente alla Chirurgia Orale e all’Implantologia.

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