Adozione dello scanner intraorale nella routine dello studio

01 dicembre 2023
scanner intraorale
L’odontoiatria attuale, così come l’odontotecnica, è fortemente influenzata dall’arrivo sul mercato di un quantitativo sempre crescente di strumenti e macchinari definiti “digitali”.
In pochi anni abbiamo potuto vedere e provare archi facciali digitali, scanner intraorali, elettromiografi con sonde wireless, scanner facciali, apparecchiature radiografiche Cone-Beam sempre più performanti, nonostante l’abbattimento delle emissioni radiogene generate.
Tra questi lo scanner intraorale (IOS) occupa sicuramente un posto privilegiato nei nostri studi dentistici. La sua diffusione è sicuramente dovuta al raggiungimento di una tecnologia adeguata e macchine dalle prestazioni elevate e continuative, ma molto ha contribuito la pandemia di COVID-19, che ha dato grande spinta a tutte quelle tecnologie che permettono lo scambio di dati limitando il passaggio di materiale potenzialmente infetto.
Il Dott. Tardani racconta in questo articolo la sua esperienza: dalle difficoltà iniziali, all’introduzione dello scanner intraorale Carestream CS3600 e ai vantaggi ottenuti. Inoltre, al termine dell’articolo viene proposto anche un suo caso clinico.
 

Un’esperienza di introduzione dello scanner intraorale

Da sempre appassionato di tecnologia e dei suoi utilizzi pratici ho dovuto spesso scontrami con mio padre, odontoiatra “di vecchia generazione”, per inserire all’interno del workflow del nostro studio nuove tecnologie che ritenevo valide, che per lui rappresentavano “un’inutile complicazione del lavoro, che va già bene così”. Al contrario, personalmente mi sono sempre tenuto informato sulle novità nel campo delle impronte digitali; per anni però mi ero scontrato con risultati che ritenevo non ancora all’altezza delle mie aspettative.
La pandemia da COVID-19 e il conseguente stop temporaneo delle nostre attività quotidiane mi ha permesso di dedicare tempo per approfondire tutti i dettagli che ritenevo necessari per effettuare l’acquisto di una macchina che potesse soddisfare le mie esigenze. La lettura di articoli scientifici è un passo fondamentale.
L’essere collaboratore di implantologia e chirurgia presso altri studi mi ha permesso di testare direttamente la qualità di diverse marche e modelli di scanner, facilitando la mia scelta.
Un dettaglio che sicuramente è importante focalizzare è la longevità della macchina che andiamo ad acquistare: la velocità alla quale si evolve il mondo digitale rischia infatti di rendere obsoleti i nostri acquisti in breve tempo.
L’introduzione di una nuova tecnologia o di un nuovo macchinario, nel mio studio, avviene sempre in modo esclusivo così da poter dedicare il tempo necessario alla formazione del personale.
 

Scanner intraorale: cambiamenti e workflow

Lo scanner intraorale porta all’interno dello studio “solo” una metodica differente per rilevare le impronte dei tessuti duri e molli dei nostri pazienti. Se tutti i passaggi di questa procedura fondamentale sono ben codificati, l’assistente non dovrà far altro che porgere il manipolo dello scanner invece che un cucchiaio colmo di materiale da impronta.
Rilevata l’impronta in formato digitale si tratterà di inviare il file al laboratorio invece di preparare il carrello del lavoro.
Ad oggi i laboratori odontotecnici sono dotati di uno scanner da banco, con il quale trasformano le impronte colate in gesso in un file STL su cui poi lavorano per produrre i manufatti che noi richiediamo; ricevere l’impronta digitale permette ai nostri collaboratori esterni di saltare un passaggio e continuare a lavorare senza troppi stravolgimenti. Ovviamente partiamo dall’assunto che il tecnico abbia competenze adeguate nella prototipazione di una immagine CAD.

Mi soffermo, in ultima analisi, sui vantaggi ed i limiti nell’utilizzo dello IOS (Intra-Oral Scanner).
Non sentirete mai nessun paziente lamentarsi perché avete rilevato le sue impronte dentali tramite uno scanner, molti vi chiederanno cosa avete fatto con “quell’aggeggio che fa dei rumori ripetitivi”, nonostante voi lo abbiate già spiegato e abbiate istruito il vostro personale a descrivere al paziente i vantaggi di questa metodica.
I più entusiasti potrebbero anche chiedervi di farsi mandare le loro impronte via email e di sapere come funziona.
Dal punto di vista del marketing e della compliance del paziente lo scanner intraorale eleva la percezione qualitativa di uno studio odontoiatrico in modo significativo. Il limite che ad oggi riscontro è legato ai pazienti con edentulie estese o totali ove ritengo che l’impronta analogica abbia ancora il sopravvento, sia in termini di precisione e soprattutto per l’estensione rilevabile.

 

Il caso clinico

Il paziente R.D. di anni 38 si presenta in studio a causa di una testata ricevuta dal figlio che ha provocato il distacco della precedente corona e la rottura del moncone sottostante dell’elemento 21.
Sono stati eseguiti in urgenza il ritrattamento canalare, la ricostruzione con perno e applicato il provvisorio in resina. L’elemento presentava sensibilità pressoria post traumatica, pertanto l’impronta definitiva è stata dilazionata per sicurezza dopo la risoluzione della sintomatologia. La riabilitazione di un singolo centrale superiore presenta sempre difficoltà elevata, accentuata dalla linea del sorriso alta del paziente e dalla discrepanza tra le parabole dei due centrali.
Per correggere questa discrepanza abbiamo realizzato un manufatto prevedendo di creare una lieve compressione gengivale.

Figura 1. Moncone post-impronta






Figura 1. Moncone post-impronta








Figura 2. Impronta completa




Figura 2. Impronta completa








Figura 3. Preparazione da apicale







Figura 3. Preparazione da apicale










L’impronta è stata rilevata con tecnica del doppio filo (000 e 0 Ultrapak™) il secondo impregnato con liquido astringente (Racepstyptine).


Figura 4. Preparazione occlusale







Figura 4. Preparazione occlusale












Figura 5. Compressione del manufatto sulla mucosa




Figura 5. Compressione del manufatto sulla mucosa







Si è deciso di realizzare una corona in zirconio multilayer (Zirconia 3D Pro multi layer 1050 – 750 MPa) con microstratificazione vestibolare (GC Initial IQ ONE SQIN).

Figura 6. Prova biscotto






Figura 6. Prova biscotto









Figura 7. Corona cementata






Figura 7. Corona cementata









 
 

A cura del Dott. Alessandro Tardani

Laurea a pieni voti presso Università Statale di Milano nel 2005 con successivo Master biennale in conservativa ed endodonzia presso Istituto Stomatologico Italiano, Milano (2006-2007).
Tra il 2008 e il 2011 consegue un Master triennale in parodontologia e implantologia presso Istituto Stomatologico Italiano a Milano e, tra il 2011 e 2012, un Master Biennale in Protesi e implanto-protesi presso DentalTrey Milano con il Dr. Stefano Gracis.
Infine, conclude un Master Biennale di II livello in estetica periorale Livello presso International Academy of Pratical aEsthetic Medicine a Milano (2017-2018). Da circa 10 anni si dedica alle nuove tecnologie di progettazione 3D, alla chirurgia implantare guidata, con particolare interesse verso l’utilizzo di dime scomponibili.




 

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