Terapia restaurativa: ricostruire l’area di contatto inter-prossimale

25 settembre 2024
Area di contatto
La corretta riproduzione dell’area di contatto inter-prossimale è una fase fondamentale della terapia restaurativa.
L’area di contatto, infatti, assolve a funzioni ben precise:
  • mantenimento della stabilità dell’arcata;
  • adeguata dissipazione del carico masticatorio, un dente-due denti;
  • prevenire il food impaction e l’infiammazione dei tessuti parodontali.

L’utilizzo dell’automatrice non permette un congruo ripristino della parete inter-prossimale in quanto le pareti della matrice sono rettilinee e divergenti. Questa caratteristica ha diverse ripercussioni; in primis le pareti rettilinee e divergenti tendono a coronalizzare il punto di contatto, con una dissipazione del carico sbilanciata e creando i presupposti per un aumentato rischio di frattura della cresta marginale.
Secondariamente, non si viene a creare la “pancia” del dente e quindi aumenta lo spazio tra denti e papilla (triangoli neri) che può favorire il food impaction e aumentare il rischio di carie e infiammazione parodontale.
Inoltre, l’utilizzo dell’automatrice si associa ad un aumento del tempo di rifinitura.
Radiograficamente è possibile osservare quanto sopra esposto: pareti rettilinee divergenti e coronalizzazione del punto di contatto che hanno favorito la formazione di carie sui denti adiacenti. (Figura 1)
 

Protocolli restaurativi

I protocolli restaurativi con l’uso di matrice sezionale, cuneo e anello permettono di evitare le problematiche sopra menzionate. La matrice sezionale infatti, se correttamente scelta, consente la riproduzione di un’area di contatto anatomica. I criteri che guidano la sua selezione sono molteplici: altezza della cresta marginale, profilo emergente del dente adiacente, distanza dei profili radicolari, ampiezza della cavità.
L’uso dell’anello distanziatore migliora il sigillo periferico creando una continuità tra dente, cavità e matrice ed esercita una distrazione temporanea degli elementi che garantisce un contatto competente.
 

Un caso clinico di terapia restaurativa


Di seguito verrà presentato un caso clinico del Dott. Manuel Tinto su cavità inter-prossimali multiple (vedi rx figura 1).
Nell’immagine clinica pre-operatoria (Figure 2,3) è possibile notare che l’elemento 1.5 (restaurato verosimilmente con un’automatrice) presenta degli evidenti scalini con i denti adiacenti. Questi scalini a livello propriocettivo sono sicuramente un fattore irritativo per il Sistema Nervoso Centrale nell’organizzazione degli schemi neuromuscolari funzionali.
Si procede alla preparazione cavitaria e alla detersione del tessuto carioso che viene fatta con rosetta in zirconia Cera Bur della Komet (Figure 4,5). Questa fresa permette di essere estremamente selettiva nei confronti della dentina infetta.

Nella fase di rifinitura è fondamentale che l’angolo tra parete cavitaria e superficie esterna del dente sia, idealmente rivolto verso l’esterno e di 90 gradi; questo permette un corretto adattamento della matrice creando una continuità matrice-dente-cavità (Figura 5).
Per questo caso di terapia restaurativa sono state selezionate delle matrici Composi Tight original serie B di Garrison in accoppiata con gli anelli distanziatori Strata-G di Garrison (Figura 6). Queste matrici dello spessore di 0.035mm funzionano molto bene nella risoluzione dei casi di tutti giorni, quando le cavità non sono particolarmente estese in senso vestibolo-palatale.
Personalmente per la ricostruzione di due cavità contigue (od-om) suggerisco di montare entrambe le matrici con l’anello e di non ricostruirle in contemporanea, ma una alla volta, sfilando la matrice della prima parete ricostruita. In questo modo è possibile garantire un’area di contatto competente.

Per l’adesione è stato utilizzato l’adesivo universale Universal Bond Quick della Kuraray, in modalità esclusivamente self-etch con mordenzatura selettiva dei margini di smalto. La sistematica self-etch universale garantisce la completa assenza di ipersensibilità postoperatoria, un legame chimico sicuro e predicibile con la dentina (grazie alla formazione di sale di 10-MDP) ed una certa rapidità di utilizzo.
Le cavità sono state restaurate con composito monomassa universale Clearfil Majesty ES-2 Universal di Kuraray (Figura 7-9).









Figura 1: Situazione radiografica preoperatoria.

















Figura 2: Situazione clinica preoperatoria.

















Figura 3: Notare la presenza di scalini che, oltre ad essere un fattore disturbante a livello propriocettivo, costituiscono anche una zona di più difficile detersione.
















Figura 4: Accesso alle lesioni cariose.

















Figura 5: Cavità preparate, deterse e rifinite. Notare l’angolo a 90 gradi tra parete cavitaria e superficie esterna del dente.
















Figura 6: Fasi ricostruttive delle superfici inter-prossimali. Notare il perfetto adattamento cavità-matrice-anello.
















Figura 7: Restauri ultimati sotto diga.

















Figura 8: Check occlusale.


















Figura 9: Restauri ultimati, rifiniti e lucidati.










 

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